Risk management sanitario in Italia, la ricerca di Relyens e Federsanità sullo stato dell’arte
Lo studio di Relyens dedicato alla gestione del rischio in Italia
Nella creazione e promozione di un sistema sanitario sicuro, appare sempre più necessario un approccio al risk management che sia davvero olistico: ogni attore e stakeholder, dal paziente al personale sanitario, deve infatti beneficiare di un ambiente protetto ed efficiente. Ma qual è lo stato dell’arte in Italia?
La ricerca Risk management sanitario in Italia: indagine su strumenti e risorse destinati alla sicurezza delle cure vuole porsi come uno strumento cruciale per interpretare il presente e delineare il futuro della sanità italiana. Portato avanti da Relyens e Federsanità, lo studio offre un’analisi approfondita dell’attuale situazione, con l’obiettivo di sviluppare riflessioni e strategie innovative, e rispondere alle crescenti aspettative in termini di sicurezza e qualità delle cure.
Scarica il whitepaperLo studio prende le mosse da un’indagine conoscitiva dedicata alle strutture sanitarie e socio-sanitarie nazionali delle 18 regioni su 20 che hanno aderito al progetto. La ricerca ha infatti visto la partecipazione di strutture sia private che pubbliche, con una netta prevalenza delle seconde (84% dei rispondenti). Nel 71% dei casi a rispondere ai questionari sono stati i risk manager, ma la restante percentuale delle figure professionali è molto eterogenea e va dai referenti di direzione sanitaria, fino alla direzione amministrativa e generale.
Lo scopo primario dello studio è approfondire la comprensione dell’organizzazione interna della funzione risk management nelle strutture, analizzando le risorse umane ed economiche dedicate e lo sviluppo delle competenze. In questo modo, si cercano di identificare le prassi esistenti, le aree di forza e quelle che necessitano di ulteriori miglioramenti o interventi.
Il secondo obiettivo dello studio è restituire alla comunità sanitaria e socio-sanitaria nazionale gli esiti aggregati e anonimi dell’indagine. Questo passo è fondamentale per accrescere la consapevolezza collettiva riguardo la gestione del rischio sanitario, e per avviare un
Di seguito, l’analisi dei punti principali dello studio, che forniscono un quadro dettagliato sulle tematiche trattate. Esamineremo in modo approfondito le scoperte chiave e le informazioni rilevanti emerse, offrendo una visione comprensiva degli aspetti centrali del risk management sanitario in Italia.
Il risk management nelle strutture ospedaliere
Il tema dell’organizzazione interna della funzione risk management evidenzia una significativa eterogeneità organizzativa. La maggior parte delle strutture (69%) non dispone di un risk manager full time, e si nota un parziale possesso di autonomia e responsabilità decisionale. Si osserva inoltre un marcato sotto-utilizzo di modelli organizzativi incentivi, e la Legge Gelli-Bianco non è ancora pienamente implementata.
Nell’organigramma aziendale, la gestione dei rischi è prevalentemente collocata in staff alla Direzione generale (50%), con una predominanza di Unità Operative Complesse (34%). Questa eterogeneità organizzativa è anche evidente nella diversità di allocazione funzionale del servizio e nella tassonomia utilizzata per identificare le funzioni interne coinvolte.
Scarica il white paperIl 67% dei partecipanti ha confermato che nei loro contesti lavorativi, il ruolo o la funzione di risk management gode di responsabilità e autonomia decisionale. La presenza di un professionista full time è confermata in un contesto di Unità Operativa Complessa per la gestione dei rischi (39,13%). Solo il 53% dei rispondenti ritiene che tutti i progetti di gestione del rischio pianificati siano poi monitorati e raggiunti.
Infine, l’82% evidenzia la trasversalità di questo ruolo. Questi dati mostrano che il risk manager collabora con diversi servizi all’interno delle strutture sanitarie e partecipa a vari comitati di gestione interna, sottolineando così l’esigenza di un approccio integrato alla gestione dei rischi nel settore sanitario.
Risk management, le risorse umane e finanziarie nelle strutture sanitarie italiane
Passando dalle modalità organizzative interne che delineano l’architettura funzionale e il contesto in cui un’efficace clinical governance può operare, l’indagine prende in esame gli strumenti reali necessari per l’implementazione di ogni strategia legata alla gestione dei rischi. Ciò implica uno sguardo più dettagliato alle risorse umane e finanziarie, che costituiscono i pilastri fondamentali per la realizzazione dei progetti di miglioramento pianificati sul campo, essenziali per garantire maggiore sicurezza tanto ai professionisti sanitari quanto ai pazienti.
I dati rivelano una consistente carenza di risorse umane e competenze specializzate in risk management nelle strutture sanitarie. Meno della metà dei rispondenti (39%) conferma la presenza di professionisti con certificazioni specifiche in risk management, mentre il 61% ritiene che il numero di professionisti sia inadeguato per le esigenze quotidiane. Inoltre, solo il 52% delle strutture ha “facilitatori” o referenti del rischio in ogni unità operativa, e i team sono spesso limitati a 1-2 professionisti, oltre al risk manager, come indicato dal 50% dei partecipanti. Questi risultati evidenziano la necessità urgente di maggiore investimento in risorse umane e formazione per migliorare la gestione dei rischi nei settori sanitari.
L’indagine rileva inoltre che la carenza di sostegno economico compromette gravemente l’efficacia del servizio di risk management all’interno delle strutture sanitarie. Il 73% dei partecipanti attesta che il settore di risk management è carente di fondi adeguati; di questi, l’11% ha risorse limitate, con il 40% che dispone di un budget inferiore ai 5.000 euro. Questa situazione finanziaria critica è corroborata dal 70% dei rispondenti che considerano le risorse economiche disponibili come inadeguate o del tutto insufficienti.
Inoltre, la realizzazione dei progetti di miglioramento pianificati è spesso un obiettivo non raggiunto o raggiunto solo parzialmente, come evidenziato dal 43% dei partecipanti, evidenziando ulteriormente la mancanza di supporto sia economico che umano nell’ambito del RM. Questa carenza di risorse è accentuata dalla limitata disponibilità di finanziamenti esterni o fondi specifici, con solo il 10% dei rispondenti che dichiara di poter accedere a tali risorse per implementare progetti in ambito di gestione del rischio.
Infine, l’accesso a incentivi per il raggiungimento di obiettivi predefiniti è un privilegio confermato da solo il 32% dei rispondenti. In termini di progetti futuri, il 34% conferma la pianificazione di progetti relativi alla missione 6 del PNRR, con un ulteriore 27% che afferma di avere pianificazioni parziali in questo senso.
Queste scoperte sottolineano le sfide che il settore deve affrontare per mitigare e gestire efficacemente i rischi sanitari, mettendo in luce la necessità urgente di interventi mirati per rafforzare le capacità operative e finanziarie nel settore del risk management sanitario.
L’importanza della formazione nella gestione del risk management sanitario in Italia
Il capitolo dedicato alla formazione nel settore del risk management sanitario mette in luce l’importanza cruciale dell’istruzione e dello sviluppo delle competenze per navigare efficacemente la complessità intrinseca e le sfide esponenziali del sistema sanitario contemporaneo. In un’epoca segnata da rischi e criticità globalizzati anche dal punto di vista della gestione dei dati e da una crescente necessità di risposte rapide ed efficaci, la formazione emerge come uno strumento fondamentale per prepararsi con competenza e professionalità alle sfide future.
I dati raccolti sottolineano che, sebbene la mappatura e lo sviluppo delle competenze aziendali siano stati implementati solo dal 34% dei rispondenti, esiste un impegno significativo nella formazione professionale, con ritorni soddisfacenti. Questo è in parte dovuto alle attività di vigilanza e supporto fornite da Agenas nel corso degli anni. Il 60% dei partecipanti conferma l’attuazione di formazioni annuali volte allo sviluppo delle competenze, con un ulteriore 21% che attesta una parziale implementazione di tali programmi formativi. Complessivamente, l’83% valuta le competenze acquisite come “adeguate” o “abbastanza adeguate”.
Inoltre, la diffusione della cultura del rischio, manifestata attraverso un insieme di attività diversificate di sensibilizzazione, promozione e formazione, è riconosciuta come una priorità aziendale dal 70% dei rispondenti. Questo enfatizza ulteriormente la rilevanza della formazione come leva strategica per ottimizzare il lavoro d’equipe e l’organizzazione delle strutture sanitarie, specialmente alla luce delle attuali limitate risorse umane disponibili.
In sintesi, il capitolo evidenzia l’urgente necessità di rafforzare le iniziative formative e di sviluppo delle competenze per rispondere in modo proattivo e informato alle crescenti sfide del settore sanitario, contribuendo così alla promozione di un approccio al risk management più resiliente, adattivo e orientato al futuro.
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