Infezioni del sito chirurgico, le soluzioni per migliorare la sicurezza dei pazienti
Nel panorama sanitario, le infezioni correlate all’assistenza (ICA) rappresentano un evento avverso che ha un impatto significativo sia sulla salute del paziente che sui costi sanitari, oltre ad avere conseguenze dirette sul fenomeno estremamente preoccupante dell’antimicrobico resistenza. L’esperienza di Relyens nella gestione dei sinistri sanitari mostra che i danni legati alle infezioni del sito chirurgico sono tra i più frequenti: nel 2023, questi casi hanno rappresentato il 50,4% dei sinistri gestiti per richieste di risarcimento ascrivibili ad esiti di infezione.
Le infezioni del sito chirurgico e il controllo del rischio infettivo in chirurgia
L’Istituto Superiore di Sanità definisce l’infezione del sito chirurgico (ISC) “un’infezione che si verifica dopo un intervento chirurgico nella sede del corpo sottoposta a chirurgia. Le ISC talvolta possono essere infezioni superficiali e coinvolgere solo la cute, altre volte sono più gravi e possono interessare tessuti sottocutanei, organi o materiale impiantato (protesi)”.
Il controllo del rischio infettivo in ambito chirurgico rappresenta una sfida a cui sono chiamate tutte le organizzazioni e assume massima importanza alla luce dei dati resi disponibili dal Centro Europeo per la prevenzione ed il Controllo delle Malattie (ECDC) i quali pongono in evidenza che tra il 2018 e il 2020, in Europa, sono state segnalate quasi 20.000 infezioni del sito chirurgico su un totale di oltre 1,2 milioni di procedure chirurgiche in 13 paesi UE/SEE che partecipano ai programmi di sorveglianza. Le indagini di sorveglianza hanno consentito di identificare i microrganismi che risultano più frequentemente isolati in caso di ISC: Enterococcus (17,6%), Escherichia coli (17,2%), Staphylococcus aureus (15,2%).
L’OMS stima che le infezioni del sito chirurgico colpiscano fino a un terzo dei pazienti sottoposti a procedura chirurgica. Nel documento “Global guidelines for the prevention of surgical site infection” del 2018, e nel Piano Globale per la Sicurezza del Paziente 2021-2030, la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità descrive le strategie chiave per garantire cure sicure, con particolare attenzione alla prevenzione e gestione delle infezioni chirurgiche, valorizzando l’apporto di professionisti con competenze specifiche sul tema.
Proprio quest’ultimo risulta essere uno snodo cruciale: è necessario infatti adottare programmi multidisciplinari condivisi che prendano in considerazione l’intero percorso del paziente – dalla fase pre-operatoria, quella peri-operatoria e infine la post-operatoria, inclusi la gestione domiciliare del sito chirurgico e il follow-up necessario che segue alla procedura chirurgica attuata.
Le cause più frequenti delle infezioni del sito chirurgico
Gli elementi che concorrono alla diffusione dei patogeni responsabili delle infezioni chirurgiche si suddividono in azioni eseguite all’interno della sala operatoria e azioni che avvengono prima e dopo l’ingresso del paziente. La letteratura scientifica individua nella contaminazione ambientale e nei comportamenti non conformi del personale sanitario i fattori prevalenti che influenzano significativamente l’insorgenza e diffusione delle Infezioni del sito chirurgico (ISC). Questi includono:
- pratiche inadeguate di igiene delle mani: ovvero quando il lavaggio chirurgico delle mani degli operatori non è conforme agli standard. In particolare, è necessario porre attenzione sulla scelta del corretto disinfettante e sull’osservanza della tecnica di esecuzione;
- inadeguato utilizzo dei DPI: malposizionamento di mascherine chirurgiche, mancata/ritardata sostituzione di camici/mascherine/guanti in caso di interventi prolungati e/o ogni qual volta risulti necessario o in caso di sospetta contaminazione;
- mancato controllo dell’igiene ambientale: procedure di sanificazione della sala operatoria inefficaci o incomplete (in particolare le superfici touch o in caso di interventi che prevedono la dispersione di grande quantità di liquidi di lavaggio) con particolare attenzione nel cambio paziente tra un intervento e l’altro spesso dovute a tempistiche compresse per garantire il completo espletamento della lista operatoria;
- mancata aderenza a linee guida e buone pratiche chirurgiche: procedure inefficaci di sterilizzazione e disinfezione dello strumentario chirurgico; mancato utilizzo di set chirurgici dedicati; mancato rispetto dei protocolli di profilassi antibiotica;
mancato monitoraggio perioperatorio intensivo dei valori di glucosio nel sangue; mancata attivazione di procedure atte a garantire la normotermia entro 1 ora dal termine dell’intervento; - crescente resistenza antimicrobica;
- assenza di programmi di sorveglianza mirati e puntuali;
- fattori ambientali come malfunzionamento delle porte di accesso alla zona filtro o sovraffollamento del personale in camera operatoria;
- nella fase post-operatoria, assenza di informativa al paziente per la gestione della ferita chirurgica a domicilio e mancata documentazione del processo di guarigione, anche nel periodo di follow-up post operatorio ambulatoriale, che permetta di individuare la progressione di un’infezione.
Il rischio di contrarre un’infezione del sito chirurgico viene valutato come il prodotto tra la probabilità che si verifichi un evento e la gravità del danno. Le situazioni sopra citate, che non rispettano gli standard scientifici, aumentano la possibilità che il paziente sviluppi un’infezione dopo l’intervento.
La gestione del rischio infettivo in chirurgia è un’attività complessa che prevede una serie di azioni che, nel percorso di gestione del paziente chirurgico, sono collegate e molto spesso interdipendenti.
L’adozione di percorsi di gestione strutturati, con protocolli operativi e un approccio multidisciplinare, insieme a sistemi di monitoraggio delle performance e adesione ai protocolli di sorveglianza, può ridurre il rischio di insorgenza delle infezioni del sito chirurgico. Questo approccio garantisce di mantenere elevati livelli di attenzione sulla problematica del rischio infettivo e incoraggia i sanitari ad assolvere il dovere di aggiornamento continuo. Inoltre, è fondamentale investire nell’educazione del paziente nell’ottica di una buona relazione rapporto medico-paziente, informando e e coinvolgendo il paziente stesso nella gestione della ferita chirurgica durante la fase post-operatoria una volta rientrato a casa.