La mappatura dei rischi: uno strumento strategico per la sicurezza nel servizio sanitario
Nell’ambito della gestione del rischio clinico, la mappatura dei rischi rappresenta uno strumento essenziale per garantire la sicurezza di pazienti, operatori sanitari e strutture assistenziali. Un’organizzazione sanitaria efficace non può limitarsi a reagire agli eventi avversi, ma deve prevedere, identificare e analizzare i potenziali rischi in modo strutturato e sistematico. Attraverso la mappatura, è possibile individuare le aree più critiche di un’organizzazione, comprendere le loro implicazioni e adottare strategie di prevenzione mirate. Questo approccio riduce la probabilità che accadano eventi avversi e migliora la qualità dell’assistenza, ottimizzando i processi organizzativi e contribuendo alla sostenibilità complessiva del servizio sanitario.
Uno degli aspetti fondamentali del risk management in sanità è il valore della sicurezza, inteso come diritto costitutivo della salute. La Legge Gelli-Bianco (n. 24/2017) sottolinea questo principio, attribuendo la responsabilità in capo alle strutture sanitarie di implementare misure adeguate per garantire ambienti sicuri e processi di cura efficaci. Inoltre, il manuale ministeriale sul “Risk Management in Sanità e il problema degli errori” pone in evidenza che la prevenzione del rischio clinico debba basarsi su sistemi operativi e processi capaci di minimizzare la possibilità di errore e massimizzare la capacità di intercettarlo tempestivamente.
Per raggiungere questo obiettivo, è essenziale un approccio integrato che combini metodologie retroattive e proattive, permettendo di costruire un quadro realistico e dinamico del rischio all’interno della struttura. La conoscenza approfondita delle criticità esistenti e la consapevolezza del loro potenziale impatto per i livelli di sicurezza, consente infatti ai risk manager di strutturare piani di intervento mirati, capaci di garantire una migliore sicurezza e qualità dell’assistenza, oltre a una efficace rapporto medico-paziente.
Metodologie di mappatura del rischio, un approccio integrato per una visione completa
Esistono diverse metodologie per la mappatura dei rischi, ognuna delle quali offre una fonte informativa e una prospettiva complementare nella gestione della sicurezza. Gli strumenti utilizzati possono essere suddivisi in due macro-categorie di approccio metodologico: metodi retroattivi, che analizzano eventi già accaduti per individuarne le cause ed evitare che si ripetano seguendo il principio dell’imparare dall’errore; e metodi proattivi, che mirano ad intercettare a priori potenziali rischi al fine di prevenire il loro verificarsi o minimizzare il loro impatto.
Metodi retroattivi: l’importanza dell’analisi degli eventi avversi
Per adottare sistemi di analisi retroattiva uno dei principali strumenti informativi di tipo reattivo è l’Incident Reporting, un sistema volontario attraverso il quale gli operatori sanitari segnalano eventi avversi o situazioni potenzialmente pericolose. La sua efficacia dipende dalla diffusione della cultura della sicurezza all’interno della struttura dove sia realmente adottato un approccio no-balme e dalla conseguente propensione degli operatori a segnalare criticità.
Accanto a questo strumento informativo troviamo la segnalazione degli eventi sentinella, eventi avversi gravi che causano danni severi o la morte del paziente. Questi eventi devono essere obbligatoriamente comunicati e rappresentano una delle fonti informative più importanti per i risk manager. Nel 2024, il Ministero della Salute ha aggiornato l’elenco degli eventi sentinella, portandoli da 16 a 23, includendo tra gli altri i danni derivanti da infezioni correlate all’assistenza (ICA), da errori anestesiologici e da errore e/o ritardo di diagnosi medica.
Tra gli strumenti più efficaci per l’analisi retroattiva citiamo la Root Cause Analysis (RCA) , un metodo che consente di identificare le cause profonde di un evento avverso, evidenziando i fattori che ne hanno favorito l’insorgenza. A questo si aggiunge la Significant Event Analysis (SEA), una tecnica che prevede il coinvolgimento degli operatori nella ricostruzione dell’evento seguendo la linea del tempo nella gestione del percorso clinico assistenziale erogato per comprendere meglio le dinamiche e i punti di vulnerabilità del processo.
Tuttavia questi strumenti, pur essendo essenziali, si concentrano su eventi già accaduti e non permettono di intervenire in modo preventivo prima che un problema si manifesti sulla persona assistita o sugli stessi operatori. Per questo motivo, la gestione del rischio deve includere anche strumenti proattivi.
Metodi proattivi: prevenire il rischio prima che accada
Le metodologie proattive si basano su un approccio predittivo, che consente di identificare i rischi potenziali prima che si traducano in eventi avversi. Uno degli strumenti più utilizzati in questo ambito è la Failure Modes and Effects Analysis (FMEA), che permette di analizzare i processi assistenziali, individuando le criticità e valutando il rischio associato a ciascuna fase del percorso di cura. Accanto a questa metodologia, Relyens ha sviluppato Carto Risk, un modello avanzato di mappatura proattiva che consente di individuare le vulnerabilità nei processi organizzativi e assistenziali.
Un ulteriore strumento proattivo è rappresentato dai safety walk around (giri per la sicurezza) e dalle verifiche periodiche sul campo relativamente alla concreta applicazione delle misure barriera individuate, che permettono di monitorare i livelli di implementazione delle procedure di sicurezza e misurarne l’efficacia nel tempo. Questi strumenti aiutano a definire un sistema di sicurezza concreto e dinamico, capace di adattarsi ai cambiamenti organizzativi e ai nuovi scenari assistenziali.
La matrice dei rischi: uno strumento per la classificazione e la prioritizzazione
Per ottenere una visione chiara e strutturata dei rischi presenti in una struttura, i risk manager posso avvalersi di una matrice dei rischi, un modello che consente di classificare le criticità presenti in un dato momento sulla base del livello di gestione di una specifica, guidando la pianificazione degli interventi correttivi.
Gli ambiti valutati all’interno della matrice dei rischi comprendono:
- i livelli di rischio correlato alle attività di management, programmazione e organizzazione;
- gestione risorse umane;
- gestione di beni e servizi;
- gestione del percorso del paziente e asset tecnologici.
In particolare è necessario focalizzare l’attenzione in merito ai livelli di implementazione e utilizzo dell’Incident Reporting e della documentazione clinica, l’adozione di protocolli standardizzati, la sicurezza chirurgica, il controllo delle infezioni correlate all’assistenza e i programmi di formazione per il personale. Il tool di mappatura sviluppato da Relyens permette di ottenere un quadro dettagliato delle aree più critiche e fornisce indicazioni concrete sulle priorità di intervento.
Il valore aggiunto di Relyens: un supporto concreto per la gestione del rischio
A differenza di molte realtà assicurative, Relyens offre un vero e proprio supporto consulenziale, affiancando le strutture sanitarie in un percorso di miglioramento continuo. Dopo la fase di mappatura, il team di Relyens supporta la struttura offrendo suggerimenti operativi per ottimizzare la gestione dei rischi proponendo azioni di miglioramento come l’implementazione di procedure standardizzate, l’attivazione di reti dei link professional come nel caso dei programmi di Infection Prevention Control e lo sviluppo di programmi di formazione per il personale.
L’approccio di Relyens si distingue per la capacità di integrare competenze tecniche e una visione strategica, fornendo alle strutture sanitarie strumenti concreti per migliorare la sicurezza e la qualità dell’assistenza. Attraverso un modello basato su dati oggettivi e un costante monitoraggio dei progressi, Relyens supporta le organizzazioni nel costruire un sistema sanitario più sicuro, sostenibile ed efficiente.
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